Don Enzo Boschetti venerabile

Don Enzo: un prete ‘in uscita’!

Il riconoscimento da parte della Chiesa delle virtù di santità di don Enzo avvenuto l’11 giugno scorso ha riempito di gioia la Comunità Casa del Giovane, la nostra Diocesi e i tanti amici che hanno lo hanno conosciuto personalmente o tramite la Comunità stessa. Oltre a sentirci indirettamente confermati e ulteriormente impegnati a vivere le scelte di ‘campo’ ispirate al carisma boschettiano, la venerabilità di don Enzo ci ha portato poi sentire come responsabilità bella e urgente il far conoscere meglio il suo pensiero, la sua vita, il suo carisma. Lo faremo attraverso brevi articoli che attingeranno all’archivio ‘don Enzo Boschetti’ e in particolare alla fonte ricca e preziosa dei documenti raccolti nella Positio (La POSITIO SUPER VITA, VIRTUTIBUS ET FAMA SANCTITATIS è un grosso volume di 900 pagine redatto per lo studio delle virtù di dEnzo e contenente tutto il materiale storico e documentario sulla persona del Servo di Dio raccolto durante il Processo Diocesano) ora che – con la dichiarata venerabilità – sono divenuti pubblicabili. La riflessione di oggi prende spunto da una bella coincidenza: sto scrivendo oggi 29 giugno nella solennità dei Ss. Pietro e Paolo apostoli, giorno nel quale 57 anni fa – nel 1962 – don Enzo veniva ordinato sacerdote. Don Enzo è stato un ‘prete in uscita’, incarnando profeticamente 50 anni prima quella prospettiva evangelica e missionaria tanto cara a papa Francesco e da lui proposta a tutta la chiesa del terzo millennio. Sappiamo come oggi sia facile corre il rischio di ridurre questo ‘uscire’ a aspetti ideologici, sociologici o simil-politici con slogan superficiali e facili da contrapporre, tipo ‘prete di destra’ cioè che sta ‘dentro’ a tradizioni, luoghi, linguaggi, sicurezze o ‘prete di sinistra’, che sta ‘fuori’, ‘in strada’, aldilà di convenzioni, mura, contesti, idee considerate ‘di destra’… Sappiamo che papa Francesco per primo ha sempre evitato di abbinare questo ‘uscire’ a situazioni immediate o solo pratiche e operative e ha parlato spesso di ‘periferie esistenziali’ e di ‘uscite’ ma dal proprio egoismo e dalla propria autoreferenzialità (basta leggere i suoi documenti per capire subito il tenore e l’orizzonte di questo appello a ‘uscire’). Ma sentiamo don Enzo stesso cosa diceva rispetto ai motivi della sua vocazione sacerdotale: “Sentivo in me una forte tensione a donarmi per il bene di tanti ragazzi traviati dal vizio, dal male, dal peccato. Avevo conosciuto il grande bene e la intima gioia della conversione, della libertà in Cristo Gesù e desideravo ardentemente che altri come me arrivassero al porto sospirato della libertà lasciando alle spalle le pesanti schiavitù delle vanità del mondo. Il mio Vescovo, Mons. Carlo Allorio, che mi fu più che un Padre, permise che prendessi gli Ordini minori a Roma e fui ordinato finalmente sacerdote il 29 Giugno 1962 nella Cattedrale di Pavia, realizzando così il mio grande sogno: essere tutto e per sempre Sacerdote nella Chiesa Cattolica per Cristo e per i giovani. Tutto il resto era relativo.” (tratto da Autobiografia A, 6/1/1989) Solo leggendo queste parole da lui scritte a 60 anni ripensando la sua vita, si coglie bene quanto le motivazioni che sostenevano e ispiravano il suo sacerdozio non furono di tipo culturale o sociale ma di ben altro genere… don Enzo ‘prete in uscita’ perché testimone della gioia e della libertà scaturite dall’incontro con Dio in Cristo e nella Chiesa e dal desiderio conseguente che altri – specialmente i poveri e giovani in difficoltà – potessero goderne liberandosi dal male del peccato e dalla mille schiavitù derivate da esso.  Se – come dice papa Francesco – “ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo” (Gaudete ed Exultate n. 19) allora possiamo lasciarci illuminare e attrarre – e anche mettere un po’ in discussione – dalle parole di don Enzo e dalla sua testimonianza perché sono una Parola di Dio vicina a noi e alla nostra storia: la mia vita e il mio servizio, la mia carità e il mio credere sono sostenuti e illuminati ogni giorno dalla gioia e dalla libertà di un’esperienza personale di Dio? Quando fatico ad amare, quando non vedo luce nel mio futuro né speranza nelle mie scelte e non trovo motivazioni nel vivere con responsabilità e passione, invece di rinunciare e delegare ad altri posso coltivare il mio rapporto con Dio e ritrovare in esso quella gioia e quella libertà che soltanto Lui può donare e che sole motivano l’amare e l’impegnare la vita per il bene degli altri.

Si deve amare oggi, non domani
Si deve amare questo fratello, non quello che desidereremmo.
Si deve amare per donare, non per ricevere.
Si deve amare per liberarci dall’egoismo, non per tornaconto personale.
Si deve amare, perchè questa è la nostra vocazione!
(don Enzo Boschetti)

Bruno Donesana